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Rubrica Legale

Ingiuria e diffamazione, qual è la differenza?

L’ingiuria è un comportamento in virtù del quale una persona rivolge un’offesa ad un’altra. Più in particolare, viene punito chi offende l’onore e il decoro di una persona presente. Un tempo reato, tale comportamento è stato oggetto di depenalizzazione nel 2016. Pertanto, la persona che si rende protagonista di tale condotta potrà eventualmente essere oggetto di un procedimento civile, in virtù del quale potrà essere condannata a risarcire il danno non patrimoniale creato.

 

Gli elementi che la configurano sono due:

  • La lesione della dignità e del decoro;
  • La presenza della persona offesa, cui deve essere indirizzata direttamente la frase.

L’ingiuria non è necessariamente verbale; la giurisprudenza ha avuto modo di chiarire che tale comportamento risulta integrato anche quando l’offesa sia veicolata mediante lettera oppure attraverso uno dei mezzi che il progresso mette a disposizione; il riferimento corre ai cosiddetti social, piattaforme online dedite allo scambio di contenuti e, anche, di messaggi.

Però, proprio il fatto che l’offesa possa essere riportata sulle piattaforme social, spinge a chiarire la differenza che intercorre tra ingiuria e diffamazione.

Tale ultimo comportamento risulta integrato nel momento in cui il soggetto attivo, comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione. La differenza è presto detta; nell’ingiuria, l’offesa viene comunicata soltanto alla vittima. Nella diffamazione, l’offesa raggiunge una miriade di destinatari. Pertanto, qualora essa venga riportata sotto un post sulla piattaforma Facebook, pur se rivolta a una persona in particolare, può essere letta anche dagli altri utenti che accedono al contenuto online. Il legislatore tiene molto a cuore questa differenza, tant’è che, nel caso in cui l’offesa venga veicolata attraverso le piattaforme social, è prevista un’aggravante.

L’altra differenza che intercorre tra le due condotte risiede nella perseguibilità. L’ingiuria, come sopra riportato, è stata depenalizzata e pertanto non può essere denunciata dalla vittima con querela. Nel caso della diffamazione, il soggetto passivo potrà, invece, attivare sia i rimedi civili che quelli penali, previsti dalla legge. Infatti, la diffamazione è punita con la reclusione fino ad un anno (soglia che si innalza a tre anni, qualora risulti concretizzata la specifica aggravante sopra riferita).

Pertanto, chi offende una persona sui social, in un post pubblico o in qualsiasi altro contenuto fruibile dagli altri utenti, commetterà il reato di diffamazione e non l’ipotesi più lieve di ingiuria.

Discorso diverso nel caso in cui l’offesa è perpetrata attraverso i social, ma con messaggi personali, come ad esempio la piattaforma Messenger di Facebook; in tal caso, posto che l’offesa è accessibile ad un solo utente, si rischia l’ingiuria e non la diffamazione.