Le macrolesioni o lesioni macropermanenti sono delle invalidità che, il più delle volte, sono conseguenza dei sinistri stradali e persistono nel paziente per tutta la durata della vita, compromettendo di fatto la sua integrità psico-fisica.
Le macrolesioni rientrano nel concetto di “danno biologico”, ovvero quel danno che ha natura non patrimoniale e che può derivare da una lesione fisica o psichica subita da un soggetto.
Queste lesioni, generate a causa di episodi dannosi, sono riconosciute dalla legge e risarcite economicamente in proporzione al danno subito.
La tipologia delle lesioni è espressamente disciplinata all’art. 138 del Codice delle Assicurazioni Private, secondo cui le macrolesioni sono quelle che comportano una menomazione dell’integrità psico-fisica compresa tra 10 e 100 punti.
Si tratta di una norma che si riferisce, nello specifico, alle lesioni derivanti da sinistri stradali, dai quali possono derivare anche lesioni di lieve entità c.d. micropermanenti.
Infatti, a differenziarle dalle lesioni micropermanenti è l’entità del danno: se le lesioni di lieve entità sono quelle che, sempre in base ad un sistema di parametri numerici, hanno un punteggio che va da 1 a 9 punti percentuali, le lesioni macropermanenti sono quelle che hanno un punteggio che va oltre i 9 punti.
Con sentenza del 7 giugno 2011 n. 12408, la Corte di Cassazione ha stabilito che i soggetti che hanno subito una lesione permanente in seguito ad incidenti stradali hanno diritto ad un risarcimento economico giusto e proporzionato all’entità del danno subito, con l’obbligo di applicazione della tabella aggiornata ogni anno dal Ministero.
Il criterio di liquidazione del danno per lesioni macropermanenti è delineato dal primo comma del citato articolo 138 che ha dato ordine di istituire una tabella unica per tutto il territorio italiano per calcolare il danno. Ad oggi i criteri di valutazione stabiliti nella c.d. tabella di Milano elaborata dal Tribunale di Milano, sono considerati i più equi per il risarcimento della vittima di ingiustizie.
Anche per i giudici di legittimità, i valori di riferimento per la liquidazione del danno alla persona adottati dal Tribunale di Milano costituiscono, dunque, il valore da ritenersi equo, ovvero quello in grado di garantire la parità di trattamento e da applicare in tutti i casi in cui la fattispecie concreta non presenti circostanze idonee a aumentarne o ridurne l’entità.
La tabella di Milano è rivolta agli esperti medico legali per valutare il danno permanente alla persona.
Nell’ambito di una responsabilità civile derivante da un sinistro, il medico legale attraverso i parametri numerici indicati in tabella valuta l’entità del danno biologico permanente.
Al secondo comma dell’articolo 138 sono tracciati alcuni principi che sono alla base del sistema tabellare:
- Viene utilizzato un sistema a punto variabile, con il quale si assegna ad ogni punto di invalidità un valore monetario. Il valore monetario aumenta con l’aumentare dei punti di invalidità e diminuisce all’aumentare dell’età del soggetto leso;
- L’incidenza della menomazione sugli aspetti dinamico-relazionali della vita del danneggiato è fondamentale ai fini del calcolo del risarcimento;
- il sistema di crescita e decrescita del punto variabile a seconda dell’età e dell’invalidità consente un’ampia personalizzazione del danno;
- la tabella fa esplicito riferimento anche al danno morale derivante dalla lesione all’integrità fisica che costituisce una quota del danno biologico stesso ed è calcolata in base ai criteri sopra indicati.
- il danno biologico temporaneo inferiore al 100 per cento è determinato in misura corrispondente alla percentuale di inabilità riconosciuta per ciascun giorno.
La liquidazione del danno, quindi, può essere aumentata se la menomazione incide particolarmente sugli aspetti “dinamicorelazionali personali”.
In tal caso, è prevista la maggiorazione del quantum risarcitorio che può arrivare sino al 30 %.
A stabilirlo sarà il giudice, che valuterà l’incidenza di questi aspetti della vita del soggetto leso, il quale sarà tenuto, a sua volta, a provare e dimostrare il nesso tra la lesione e le dinamiche relazionali danneggiate.